sabato, marzo 18, 2006

Le risse di Campo de' fiori, esemplificazione della gioventù.


Campo de' fiori? no, campo di battaglia. Residenti e commercianti esasperati dopo l'ennesima rissa:"Qui regna il terrore"
Il titolo è preso dal Messaggero, l’articolo parlava delle risse che ormai sempre più spesso si scatenano a Campo de’ fiori, prendendo spunto dalla quella recente tra tifosi della Roma e del Middlesbrough. Sono due anni che sento questa storia ormai: prima c’era il “vaiolens” gioco che consisteva nel tirare una palla alta in mezzo alla piazza per poi far partire una rincorsa rugbistica al pallone, un calcio tu un calcio io, ecco che arriva lo spintone, ecco la rissa. Una volta grazie a questo passatempo partì una rissa con 4-500 persone a pestarsi e dovette intervenire la polizia con cariche, controcariche e lacrimogeni, come allo stadio. Poi il giochetto divenne famoso addirittura nel mondo e pare che ci vengano da Boston o Sidney, per dire, a Campo de’ fiori a vedere qualche rissa, qualche bottigliata perché si sa che quella è terra di nessuno. Fino ad arrivare ad oggi ove non è cambiato alcunché, anzi ormai la polizia è di casa a Campo de’ fiori e c’è chi già non ci fa più caso, i commercianti addirittura ringraziano domineddio se c’è una sola rissa, un ferito e quattro arresti, così riporta Panorama. A campo de’ fiori pare si possa trovare dal borgataro di Roma est al ragazzo bene in cerca di violenza da vedere. I giornali affermano che per la polizia è una zona di difficile gestibilità: i residenti che chiedono pace, i commercianti che hanno paura per gli incassi e per le forze dell’ordine è difficile trattare con turisti, gente comune che non si può pestare come alle manifestazioni. Un bel grattacapo, Campo de’ fiori. Ma del resto che ci possiamo aspettare da un popolo che ha nel palinsesto delle sue tv il grande fratello, la fattoria, musici farm, la talpa, amici se non un violento reality gladiatorio. Che ci possiamo aspettare da una gioventù tutta palestra e discoteca, una gioventù ammaliata dal rigurgito neofascista deglia anno ‘90 tanto da portarselo allo stadio, a scuola, all’università se non un meschino culto della violenza. Questi sono i figli della tv commerciale, in Italia nata negli anni ’80, che ha imposto trivialità e superficialità, sono i figli delle baby gang che imperversavano per le più grandi città d’Italia fino a poco tempo fa, fenomeno fortunatamente riassorbito, sono i figli della tv di Stato che si è fatta in maniera imbelle ma interessata imbarbarire e assorbire dalla logica aberrante della tv commerciale, tutta audience e pubblicità, mezzo d’informazione che ha perso la sua naturale funzione didattica. Sono quelli che truccavano il motorino, quelli che si comprarono il bomber. Oggi sono cresciuti e sono i ragazzi che vanno a campo de’ fiori o per fare a botte o per vedere fare a botte. Un problema l’ignoranza, la vacuità, il disinteresse, il cinismo. Una generazione x dove l’incognita sembra arrivare ad un risultato poco rassicurante. È tempo di tribune politiche, elezioni quindi di macro e microeconomia, irpef e sgravi fiscali, carovita e Stato sociale. Di loro non si parla, peccato.

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