martedì, marzo 07, 2006

L'UDC.


Le radici del partito
All'inizio del periodo definito seconda repubblica, la Democrazia Cristiana (DC) si trova in grave crisi. Lo scandalo di tangentopoli l'ha travolta e la strategia per le elezioni che consegneranno il Paese alle nuove forze capeggiate da Silvio Berlusconi creano una profonda crisi nella "Balena Bianca".
La spaccatura è tra le correnti più conservatrici e quelle più progressiste. Mentre le seconde restano all'interno della DC che muterà nome chiamandosi Partito Popolare Italiano (PPI), le prime si staccano e si presenteranno alle elezioni politiche del 1994 nello schieramento del Polo delle Libertà col nome di CCD (Centro Cristiano Democratico), fondato da Pier Ferdinando Casini.
Dopo aver corso alle elezioni politiche del 1994 come alternativa ai due poli ed aver ottenuto solo l'11%, il PPI si spacca in due correnti. La corrente minoritaria facente capo all'allora segretario del partito, il professor Rocco Buttiglione, fonda il CDU (Cristiani Democratici Uniti) e, nel 1996, si unisce al Polo per le Libertà di Silvio Berlusconi, come il CCD. Il PPI deciderà invece di unirsi alla sinistra per fondare l'Ulivo.
Alle elezioni politiche del 2001, il CCD e il CDU partecipano entrambi nell'ambito della coalizione della Casa delle Libertà e alla Camera, nella quota proporzionale, presentano liste comuni (dette anche del Biancofiore), avviando il processo di unificazione che si realizzerà l'anno successivo.
Alle stesse elezioni politiche, partecipa anche il movimento di Democrazia Europea, sostenuto da Sergio D'Antoni e dall'illustre contributo di Giulio Andreotti, esponente storico della DC. Democrazia Europea si presenta al di fuori dei due poli, ma nel 2002 collaborerà con CCD e CDU nella costituzione dell'UDC, aderendo alla coalizione di centrodestra.
La nascita: 6 dicembre 2002
All'atto della sua costituzione, l'UDC elegge Marco Follini come suo segretario, mentre Buttiglione ne è presidente. Il partito è parte integrante della coalizione di centrodestra che governa il Paese (vedi Governo Berlusconi II): Pier Ferdinando Casini è presidente della Camera dei deputati, Buttiglione ministro per le Politiche comunitarie e Carlo Giovanardi ministro per i Rapporti col Parlamento.
Nel 2004, D'Antoni decide di abbandonare l'UDC e la CdL per aderire al progetto politico di Uniti nell'Ulivo e schierandosi con la Margherita, che lo candiderà alle elezioni suppletive della Camera nel collegio di Ischia. D'Antoni ritiene "fallito" il progetto politico della CdL e "inefficace" l'azione di governo per il Mezzogiorno. La base e i parlamentari di Democrazia Europea, tuttavia, decideranno di rimanere per la maggior parte all'interno dell'UDC.
Elezioni europee 2004: debutto elettorale dell'UDC
Le elezioni europee del 12 e 13 giugno 2004 sono un appuntamento molto atteso dai centristi dell'UDC, che devono dimostrare la consistenza elettorale del soggetto politico: l'UDC raccoglie più consensi rispetto alle sommatorie del passato e supera la Lega Nord, diventando il terzo partito della coalizione alle spalle di Forza Italia e An: con 2 milioni di voti, raccoglie il 6%.
Follini vicepresidente del Consiglio
Nel seguito della legislatura, lo stesso Follini entrerà nella squadra di governo come vicepresidente del Consiglio per dare maggiore visibilità all'UDC e con l'intento di "raddrizzare" le politiche del governo, a suo avviso troppo condizionate dalla Lega. Follini, tuttavia, rimane in carica soltanto per pochi mesi: dal 2 dicembre 2004 fino al 15 aprile 2005, gli ultimi 134 giorni (dei 1422) del secondo governo Berlusconi.
Contemporaneamente alla nomina di Follini a vicepresidente, cresce la presenza dell'UDC nell'ambito della squadra di governo: Mario Baccini viene nominato ministro della Funzione pubblica.
Le elezioni regionali e la crisi di governo
Alle elezioni regionali del 3 e 4 aprile 2005, l'UDC conferma la sua forza ma la sconfitta della coalizione di centrodestra è palese: l'Unione si aggiudica 12 regioni su 14, e così scoppia la crisi di governo.
A porre i primi problemi è proprio l'UDC che, dopo un paio di settimane, chiede un rinnovamento dell'azione di governo ed annuncia il ritiro dei suoi ministri dall'esecutivo. Poco dopo anche AN farà la stessa cosa. Berlusconi è costretto a dimettersi e a costituire un nuovo governo (il Governo Berlusconi III), che ritrova l'unità della coalizione ed avvia una serie di politiche per il Mezzogiorno.
Follini non accetta più l'incarico di vicepresidente, preferendo dedicarsi alla guida del partito. Buttiglione viene promosso a ministro "col portafoglio", acquisendo la delega ai Beni Culturali; Giovanardi e Baccini restano al loro posto.
L'UDC, anima critica della coalizione
A luglio si svolge il congresso nazionale: il momento più atteso è la relazione del segretario nazionale Follini che si contraddistingue come anima critica della CdL, evidenziando i traguardi ma anche le inadempienze della coalizione di governo. Sulla stessa lunghezza d'onda Casini, che sostiene Follini e apprezza la sua azione a capo dell'UDC.
In questa fase, l'UDC è tra i sostenitori della formazione di un nuovo partito unitario dei moderati, già proposto da Berlusconi per aggregare tutte le forze moderate del centrodestra, progetto al quale guardano con favore anche Forza Italia e An. Il partito chiede un ritorno al sistema elettorale proporzionale, che la CdL - contando sulla sua maggioranza parlamentare - riesce a concretizzare nel mese di ottobre 2005, ma ciò costa le dimissioni del segretario Follini.

Questo post è il frutto di un progetto di generica esposizone dei partiti delle politiche del 2006 esposto in http://gemsmiderland.blogspot.com/2006/03/guida-ai-partiti-delle-politiche-2006.html

3 commenti:

Wing Chun Kuen ha detto...

LINEE PROGRAMMATICHE DELL'UDC

Con la più ferma opposizione alle spinte centrifughe dei localismi e degli egoismi regionali, promuoviamo un federalismo attento alle diverse caratteristiche dell’Italia che salvaguardi l’unitarietà della nazione, i valori della patria, la sua tradizione cattolica. La solidarietà economica, sociale ed istituzionale tra le diverse aree del Paese non può che esaltare i vantaggi della scelta federalista. Con una politica per il mezzogiorno attenta a sostenere la libera impresa, il lavoro dei giovani e le opportunità di sviluppo, poniamo la maggiore unità del Paese al centro del dibattito politico.


Con le ultime leggi finanziarie, in cui sono contenuti provvedimenti come l’innalzamento ad un milione di lire della pensione minima e il “buono figlio” (1000 euro al secondo figlio), abbiamo iniziato una piccola grande rivoluzione culturale. Riconoscere la famiglia come soggetto unico, anche dal punto di vista fiscale, ribadire l’importanza della tutela della maternità e ridefinire i servizi destinati alla famiglia in base a criteri di maggiore equità. Perché una famiglia serena è il centro di una buona società.

Con la riforma della scuola sono state accolte alcune nostre istanze e suggerimenti come l’unitarietà della scuola elementare e media su cui si poggia la crescita culturale del Paese e il principio del doppio canale che consente l’interscambio e la pari dignità tra scuola e formazione professionale. Con il “buono scuola”, già previsto nell’ultima legge finanziaria, abbiamo affermato il principio della libertà di scelta educativa delle famiglie. Ci siamo battuti per la risoluzione delle iniquità di trattamento dei docenti ai fini del loro inserimento in ruolo, oltre al fondamentale riconoscimento del ruolo e della funzione degli insegnanti di religione. Perché la nostra scuola è il centro di ogni crescita.


Con una serie di riforme necessarie allo sviluppo economico del Paese il diritto societario è stato semplificato a livello degli standard europei ed il mercato del lavoro è stato reso più flessibile e moderno (legge Biagi). Occorre continuare, con maggiore incisività, su questa strada, quella delle riforme. Il fisco va reso più equo per favorire le famiglie e i ceti più deboli colpiti dagli effetti del carovita. Lo stato sociale per il lavoro (welfare to work) va rafforzato e reso più efficiente. Bisogna investire maggiormente nei settori della ricerca e dell’innova-zione, snellire la pubblica amministrazione e rilan-ciare una politica efficace e non assistenziale per il Mezzogiorno. Perché la competitività è il centro dello sviluppo del Paese.


Con una decisa azione politica a difesa delle istituzioni, abbiamo voluto esaltare il valore della nostra Costituzione. Questo perché l’autonomia della politica, della magistratura e delle autorità di garanzia rappresenta un punto fermo nella nostra democrazia. Il rispetto delle regole, la moderazione, la vocazione al dialogo pacato e costruttivo tra le parti sociali e politiche fanno parte della nostra storia e della nostra identità. Perché l’Italia cresce se le

Anonimo ha detto...

Mhh..non c'ho mai capito molto di politica...rimango sempre con quelle 4 idee striminzite nella testa..Forse faccio male, forse è un bhene che ne sono ancora fuori da questo giro, che mi sembra tutt'altro che pulito.
Cmq mi sorge sempre lo stesso dubbio quando leggo manifesti e linee programmatiche di partiti di destra e sinistra:
Perchè ogni volta si leggono promesse, progetti a favore del popolo, riforme stupefacenti all'insegna dell'evoluzione e del progresso.E quando poi gli viene assegnato il compito di portare avanti questi propositi, si sgretola tutto dietro secondi fini economici-politici-personali?
è un pò anche per schifo che mi mantengo a debita distanza con la "Politica"

Wing Chun Kuen ha detto...

Caro Ursus, le questioni che tu sollevi sono molto meno banali di quanto invece qualche nume tutelare della politica potrebbe fartene accusa. La politica è lontana dalla gente, è vero. Ti dico perché questo avviene, a mio parere: La politica riguarda il tutto e in quanto tale riguarda il nulla. La politica così come odiernamente viene intesa è una materia totalizzante, onnicomprensiva, tutto la riguarda. E allora il politico, o l'intenditore di politica, deve essere un onnisciente, uno che sappia di storia, di attualità, di economia, di filosofia, di gasdotti, di risorse petrolifere, di geopolitca, di diritto e cosi via all'infinito. Questo secondo me allontana la gente e, peraltro, fa il gioco dei turpi politici di cui parli, li rende professionisti del tutto (e del nulla) ed in quanto tali incriticabili. Se noi invece ci teniamo genericamente informati sull'attualità politica e ci scegliamo un campo di azione allora saranno cazzi dei politici ai quali porteremo le nostre critiche, perché a quel punto ci troveranno davvero preparati sui temi di cui parliamo. Se mi occupo dell'ambiente, dell'economia, della storia politica ecc. ecc. presi singolarmente potrò perfezionare il mio sapere, che per avere valenza politica deve essere utile alla collettività, fino a superare i politicanti in conoscenza dell'argomento. Immagino, ursus, che non hai mai pensato ad avere una discussione da cui esci vittorioso con un topo di partito, no? Immagino che hai soggezione a parlare con un professionista della politica. Ma se ti specializzare allora sarai tu ad essergli superiore poiché loro non avranno che un coacervo becero di nozioni detto politica e tu invece saprai veramente di che parli...
Questa è la mia ricetta...