martedì, marzo 07, 2006

Terribile è l'ira del mansueto.


Massimo Fini da L'Europeo del: 11/03/1988
II lettore conoscerà probabilmente la storia, cui i quotidiani hanno dato ampio risalto, di Piero De Negri, il tosacani della Magliana, da tutti chiamato con malcelato disprezzo «er canaro», che ha torturato nel più orrendo dei modi il giovane Giancarlo Ricci, un ex pugile che da tempo lo angariava. Incatenata la sua vittima, De Negri, con un tronchesino, gli ha amputato i pollici e gli indici e, cospargendole di benzina, ha dato fuoco alle ferite. Poi con le forbici ha ritagliato la faccia del Ricci, le orecchie, la punta del naso «in modo simmetrico come faccio per i cani, volevo che assomigliasse a un cane». Prima gli ha mozzato la lingua, il pene, le palle e, disserrando le mascelle della vittima con un pappagallo, glieli ha cacciati in gola. E mentre quello moriva soffocato, «er canaro» ha raccolto i mozziconi delle dita e li ha ficcati uno nell’ano, gli altri negli occhi del morto. Poi gli ha aperto a martellate la calotta cranica e vi ha versato dentro shampoo per cani. Per comprendere questo massacro si sono tirati in ballo la droga, la follia, i rituali mafiosi, la disgregazione morale e sociale di un quartiere come la Magliana. Può darsi che qualcuna di queste componenti abbia giocato un ruolo. Ma non è questo il nocciolo della questione. Il delitto del «canaro») è molto più vicino a noi, a ognuno di noi, di quanto non si pensi. È la rivolta di «cane di paglia», del debole e del mite che a un certo punto esplode incontrollabile contro i soprusi d’una vita. Piero De Negri, infatti, prima di essere carnefice era stato vittima. Quattro anni fa col Ricci compie una rapina. Si fa dieci mesi di carcere, perde, per questo, la moglie e la figlia, che ama, ma non fa il nome del complice. Quando esce va da Ricci per avere la sua parte di bottino, ma quello gli ride in faccia e lo riempie di botte. E continuerà a dargliele, con quell’arroganza impunita da gradasso, da ex pugile, da uomo grande e forte. con la quale del resto terrorizza l’intero quartiere. Di questa prestanza fisica Ricci fa continuo uso sul «canaro». piccolo, mingherlino, docile, rassegnato, irridendolo e umiliandolo in tutti i modi. Quando qualcuno ruba al «canaro» lo stereo, Ricci gli propone di farglielo riavere per 200 mila lire e, intascatele, non gli restituisce nulla, anzi, ghignando gli fa sapere che il ladro è proprio lui. È l’ultimo spregio che fa traboccare un vaso troppo colmo. Anche chi è disposto a riconoscere qualche giustificazione al De Negri non riesce a capacitarsi dell’orrendo rituale della tortura. E invece è proprio questo che occorre al «canaro». La morte non gli basta, anzi, in un certo senso, lo ostacola. Nell’antico poema indiano Mahabharata, Bhima, dopo aver tagliato il braccio del nemico e averlo con quello stesso braccio schiaffeggiato, dopo avergli sfondato il petto, troncata la testa e bevutone il sangue, ha un ruggito di furore deluso: «Che altro mi resta da fare? La morte ti difende!». Per contraccambiare il suo rivale delle umiliazioni che ha sofferto per anni, per fargliele assaporare fino in fondo, De Negri deve ritardarne il più possibile la morte. E infatti, per il «canaro», più importanti ancora delle mutilazioni fisiche che infligge al «pugile» sono quelle morali, sono le frasi che gli dice per irriderlo, per umiliarlo, per destituirlo come uomo così come l’altro aveva fatto con lui. Quando gli tronca le dita gli domanda: «Ma che gli hanno fatto ar pugile? Chi è stato? Chi ha osato?». E quando gli taglia i genitali, si china all’orecchio della sua vittima allo stremo e sussurra: «A Giancà, ma quale uomo, ora sei un femminiello!». L ‘uomo oramai è solo lui, finalmente, «er canaro». E in un certo, tremendo, senso ha ragione. Ho visto due foto di Piero De Negri. prima e dopo il delitto. Prima aveva un aspetto da orfanotrofio, da vittima designata, dopo, per usare un’espressione di Sartre a proposito d’un omicida, «il suo volto splendeva come un incendio». Attribuire a De Negri l’«infermità mentale», significa rendergli un’ingiustizia, restituirlo al suo ruolo di eterna vittima, di «canaro», togliere al suo atto il profondo senso che ha per lui. E infatti De Negri, interrogato dai giornalisti, a mente lucida e senza cocaina in corpo, ha detto: «Lo rifarei». Non voglio con ciò giustificare la mattanza della Magliana e togliere orrore a una vicenda che ne è colma. Dico solo che questa storia non è folle. È umana, molto umana e ha a che fare con quel pendolo fondamentale della nostra vita che è il sadomasochismo, il quale non si esercita solo nelle botteghe per cani ma anche, sia pur in forme meno truculente ed evidenti, più acculturate, negli uffici, nelle fabbriche e nella vita d’ogni giorno. E credo anche che la vicenda della Magliana contenga un suo insegnamento. Ci sono dei limiti oltre i quali anche l’arroganza, la prepotenza, la sopraffazione dei più forti nei confronti dei miti, dei deboli, degli eternamente sconfitti non può andare senza incendiare il «cane di paglia». E terribile, dice la Bibbia, è l’ira del mansueto.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Però ci sono modi e modi di vendicarsi...un conto è prendersi le botte ed essere umiliato a parole, un'altro conto è avere un dito troncato e messo nell'ano...Poteva risolverla in modo un pò meno "disgustoso".Ma nessuno può dire cos'è meglio in questi casi, perchè quando i soprusi subiti sono talmente tanti da accumulare una rabbia infinita, allora lì non è più la ragione a far andare avanti l'individuo, ma solo mero istinto.

Wing Chun Kuen ha detto...

Caro Ursus,
i motivi per cui pubblico questa storia sono in queste parole di Massimo Fini:"credo anche che la vicenda della Magliana contenga un suo insegnamento. Ci sono dei limiti oltre i quali anche l’arroganza, la prepotenza, la sopraffazione dei più forti nei confronti dei miti, dei deboli, degli eternamente sconfitti non può andare senza incendiare il «cane di paglia». E terribile, dice la Bibbia, è l’ira del mansueto."
Dobbiamo non giustificare, né tantomeno apprezzare il gesto del canaro, ma come in un indagine antropologica, accettare che la modalità della vendetta del canaro e i desideri che essa estrinseca fanno parte dell'uomo, sono umani. Intendo dire che il canaro non fa nulla che potenzialmente non potrebbe fare un altro uomo. Agisce secondo dei principi sì da condannare ma che non possiamo dire aberranti, che non possiamo dire inumani, anzi vedo in lui l'uomo per antonomasia, l'uomo debole, nei suoi gesti l'esemplificazione delle paure terrene degli uomini. Non è quindi un superuomo il canaro, ma un uomo piccolo piccolo, parafrasando il titolo di un film (un borghese piccolo piccolo) che pure trattava di vendetta e offesa. Un uomo nella sua più totale, magari, mancanza di nobiltà ma un uomo. Immagino che nei delitti del mostro di Firenze si faccia fatica a scovare l'uomo. Nel lager di Birkenau non è presente l'uomo. Nei massacri polpottiani l'uomo è belva. Nel canaro l'uomo esce in una dimensione universale, che quindi ci appartiene a tutti.

Anche quello che ha fatto il canaro è umano. Senza dare ad "umano" nessuna connotazione positiva.

In "non si sa come" di Pirandello, Romeo, il protagonista, grida a Giorgio, l'amico oramai convinto che è stato fatto becco dalla moglie e Romeo,"siamo innocenti". Ma Giorgio convinto a ragione del fatto suo, estrae la pistola e lo colpisce a morte. Romeo, colpito, eclama "anche questo è umano".

Anche questo è umano.

Anonimo ha detto...

Mi duole contraddirti, ma non mi hai convinto con la tua tesi che ciò che ha fatto il canaro è umano, non può esserlo, credo che sarebbe stato molto più umano da parte del canaro, presentarsi una bella sera di luna piena a casa dell'ex pugile e sparargli un colpo di rivoltella in pieno volto. La vendetta del canaro è qualcosa di irrazionale, fatto da una mente posseduta. L’unica cosa umana che c’è nel comportamento di Piero de Negri è la reazione, ma intesa come ribellione del suo animo a tutti i soprusi ricevuti, e a tutte le cattiverie che gli riserva l’ex pugile, mentre per quanto riguarda le torture e la brutalità che le contraddistingue come ho già detto sono inumane!!! Non posso accettare che tu commenti la vicenda dicendo che è molto vicino a noi, o che non definirla folle sarebbe minimizzare perchè, sinceramente credo e spero che sia lontano da qualsiasi mente che io conosco.

Anonimo ha detto...

Mi dispiace Glorietta2610, ma credo che non mi sono spigato abbastanza bene nel precedente commento. La ribellione del canaro a tutti i soprusi ricevuti non la definirei semplicemente umana, ma naturale, istintiva ed è forze una delle caratteristiche che più ci accomuna appunto agli animali, proprio per questo devo contraddirti anche per quanto hai detto sulle bestie, secondo me dici una cosa inesatta, gli animali covano rabbia e vendetta come noi umani. Ciò che non condivido è come il canaro decide di consumare la sua vendetta e sinceramente trovo disgustoso ergo non umano quello che fa all’ex pugile, non credo che qualsiasi persona che conosci che possa ricevere tutte le cattiverie, le umiliazioni e le ingiustizie nella vita, decide per rabbia nei confronti di una persona di mozzargli le dita e infilargliele nelle orbite e nell’ano. Spero che hai capito che per me sarebbe stato anormale un comportamento passivo da parte del canaro, ma non trovo normale le torture che infligge all’ex pugile… ok? A presto…

Anonimo ha detto...

Auspico l'avvento non di uno o 10, ma di 100, 1000 "Canari".
Non sono mai stato capace di accettare i valori in astratto: la vita non ha alcun un valore se è quella di un infame come il pugile Ricci.
Trovo intollerabile il buonismo da salotto di troppa gente: mi dispiace solo non avere denaro per pagare un vitalizio al Canaro. Se fosse per me dovrebbe essere additato come superlativo esempio di Giustizia.
Sì, Giustizia (con la G maiuscola) e non la giustizietta piccina e cavillosa di questi benpensanti: la Giustizia spietata (nel senso letterale di "senza pietà" per il crimine e per il marcio della società).
Imperitura lode al Canaro della Magliana, superlativo esempio di retta ed equa Giustizia.

Anonimo ha detto...

Temo di dover dare anch'io il mio appoggio al Canaro .....

Ricci era un persona di merda mi sento di poterlo dire tranquillamente .....

Comprendo quindi ciò che ha provato il Canaro e che lo ha spinto alle sue azioni e forse arrivo persino a condividerlo