lunedì, aprile 03, 2006

Il diritto allo studio è il diritto ad un sistema ben calibrato.

C’era una volta una vecchia canzone di lotta sociale che cantava: “se otto ore vi sembran poche provate voi a lavorar…”. A dire, al di là dei numeri, delle teorizzazioni, delle facili parole, dei sindacati, provate di fatto a farle, otto ore di lavoro.
Da poco ho scoperto un inquietante numero che analogamente alle otto ore che cantavano le mondine dovrebbe essere fatto provare a chi lo ha calcolato e imposto. Il numero è 5 e indica ore; le cinque ore in questione sono quelle che calcola il Ministero dell’istruzione, partendo dai 300 giorni dell’anno lavorativo, gli studenti universitari dovrebbero dedicare allo studio giornalmente. Il calcolo è presto fatto: 60 sono i CFU (crediti formativi universitari) che lo studente deve accumulare in un anno, 25 sono le ore di lavoro che lo studente deve espletare per guadagnare un CFU, quindi (25 x 60)/300 = 5 … ecco come si tirano fuori le ore giornaliere di lavoro dello studente che vengono calcolate tra lezioni frontali, seminari, e studio personale. Potrebbe, quindi, sulla guida delle nostre facoltà tranquillamente esserci scritto : “Sappi che la tua iscrizione all’università, se vuoi finire per tempo il tuo iter accademico, comporta un impegno di cinque ore al giorno variamente spese tra lezioni e studio.
Queste 5 ore giornaliere sembrano eccessive e le statistiche lo confermano. Un rapporto del Ministero dell’Istruzione afferma infatti:
“La probabilità di diventare uno studente non regolare, per un giovane iscritto all’università da un numero di anni pari alla durata legale del corso, è del 77,2% (Graf. 2.2.7); tra gli studenti dell’“ ultimo anno”, quindi, meno di uno studente su quattro concluderà gli studi entro i termini, in particolare se si tratta di iscritti nell’area giuridica, dell’insegnamento, letteraria e agraria”. statistiche disponibili a pag. 8 di http://www.miur.it/ustat/documenti/pub2005/u02.pdf
C’è da aggiungere che in queste imposte 5 ore non è calcolato il tempo del cosiddetto ripasso, ovvero la memorizzazione precedente l’esame.
La nostra idea è che nessuno che voglia essere serio può dire che può impiegare cinque ore al dì allo studio, nemmeno se queste cinque ore sono considerate come lezioni o seminari, sono semplicemente troppe. Ci viene quindi imposto un gioco fallato, le cui regole sono fatte per non essere rispettate, perché chiunque onesto di intelletto sa che attualmente non ci si può, a meno che non si faccia una vita monastica, laureare in tempo. In un sistema universitario equo dovrebbero essere eccezionali gli studenti che si laureano anzitempo, non come accade oggi che è eccezionale chi si laurea per tempo. Ciò significa che la didattica, i corsi, le lezioni, le modalità di contatto didattico vanno riformate.

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